Cos'è il residuo fisso?
Il residuo fisso indica i sali disciolti nell'acqua, pesati dopo evaporazione ed essiccamento a 180 °C, di un campione d’acqua (generalmente 1 litro) preventivamente filtrata per eliminare i solidi sospesi eventualmente presenti.
Alcuni sali inorganici (gli idrati) contengono molecole d'acqua, combinate in un rapporto definito come una parte integrale del cristallo, in questi sali è presente la cosiddetta acqua di cristallizzazione (o acqua di idratazione), che rimane intrappolata nel cristallo anche dopo evaporazione a 100°C. Ecco perché la determinazione del residuo fisso nell'acqua viene effettuata a 180°C, a questa temperatura si ha la certezza non solo dell’evaporazione dell’acqua ma anche dell’eliminazione di quella legata, a livello molecolare, eventualmente presente.
Quello che rimane dopo un trattamento di essiccamento a 180°C sono soltanto i sali disciolti, la cui quantità viene stabilita con determinazione gravimetrica (pesatura).
Il parametro residuo fisso indica quindi la mineralizzazione complessiva di un’acqua.
Perché è importante conoscere il residuo fisso?
La conoscenza del residuo fisso nell'acqua è molto importante dal momento che il suo valore indica se un’acqua è leggera o ricca di sali andando a modificarne anche le caratteristiche organolettiche.
La normativa per le acque destinate al consumo umano (D.Lgs 31/2001), ovvero quelle che vengono distribuite tramite rete idrica dall’acquedotto, non prevede limiti per questo parametro, solo un valore massimo consigliato pari a 1500 mg/L.
Valori più elevati del contenuto salino potrebbero comportare, a seconda degli elementi specifici presenti nell’acqua, problemi tecnologici (corrosioni, incrostazioni), ma anche di natura sanitaria per alcune fasce della popolazione e per l’uso continuativo, visto che l’acqua del rubinetto viene usata quotidianamente in grandi quantità per i vari usi alimentari (per bere ma anche in cucina durante la preparazione dei cibi).
Per le acque minerali in bottiglia le regole sono diverse. I problemi tecnologici dovuti al trasporto in tubazione non esistono in questo caso per cui il residuo fisso nell'acqua risulta essere il principale parametro caratterizzante, per il quale non è fissato nessun limite.
La normativa che regolamenta l’utilizzazione e la commercializzazione delle acque minerali (D.Lgs 176/2011) stabilisce che sulle etichette, a seconda del contenuto salino totale dell’acqua, possono essere riportate le seguenti indicazioni:
a) «minimamente mineralizzata», se la concentrazione salina non è superiore a 50 mg/L;
b) «oligominerale» o «leggermente mineralizzata», se il tenore di sali non supera i 500 mg/L;
c) «ricca di sali minerali», se la concentrazione di sali minerali è superiore a 1500 mg/L;
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Classificazione del residuo fisso
Le acque con mineralizzazione compresa tra 500 e 1500 mg/L possono essere classificate come “medio minerali”
Il contenuto salino di un’acqua deriva da un processo di mineralizzazione, che dipende non solo dalla natura delle rocce che ha attraversato, ma anche da altri parametri come il tempo di permanenza nel sottosuolo, o comunque di contatto tra acqua e roccia e la presenza di gas.
La maggior parte delle acque distribuite attraverso la rete idrica o in bottiglia sono classificabili come oligominerali, quindi con una mineralizzazione totale abbastanza contenuta ed equilibrata, idonee per chiunque per il normale consumo quotidiano. Da rocce a scarsa solubilizzazione (come ad es. quelle granitiche) hanno origine acque minimamente mineralizzate, mentre da rocce molto solubili (come ad es. i gessi) derivano acque con elevata mineralizzazione. Ma quali sono le acque migliori, quelle leggere o quelle ricche di sali?
Inutile dire che gli spot pubblicitari delle acque minerali non forniscono indicazioni chiare e obiettive al consumatore, si può sentire tutto e il contrario di tutto a seconda del tipo di acqua che viene rappresentata: quando si tratta di una leggera allora sono evidenziati tutti i benefici offerti da questa tipologia di acque; se al contrario l’acqua è ricca di sali allora vengono sottolineati soltanto i vantaggi presentati da questo tipo di idratazione.
In realtà bisogna fare dei distinguo. Per il soggetto sano non ci sono particolari problemi al consumo di una tipologia di acqua piuttosto di un’altra (è solo una questione di gusto), viceversa per i soggetti che devono seguire diete particolari o in funzione del livello di attività fisica quotidiana vanno fatte scelte diverse.
Acque povere di sali
Le acque povere di sali hanno una valenza terapeutica nella prevenzione della calcolosi renale, favoriscono la diuresi e sono indicate nella diluizione del latte in polvere per uso pediatrico in quanto non modificano la composizione salina del prodotto. Queste acque contengono sempre anche poco sodio, per cui sono consigliate per i soggetti ipertesi che devono seguire diete iposodiche. Inoltre, generalmente, un'acqua con un basso residuo fisso è quantitativamente più "facile" da bere rispetto ad un'acqua con un residuo fisso più elevato.
Acque medio minerali
Le acque medio minerali apportano un significativo contenuto di sali minerali utili all’organismo, una concentrazione che aumenta ulteriormente in quelle ricche di sali; queste ultime possono essere considerate dei veri e propri integratori salini naturali, particolarmente idonee quindi ogni qual volta l’organismo richiede un reintegro di ioni essenziali (per es. dopo intensa sudorazione), ma non per l’utilizzo costante come ordinaria acqua da tavola.
Acqua del rubinetto
Per l’acqua del rubinetto invece non c’è scelta, quella è, varia da regione a regione, da città a città, ma in genere il residuo fisso dell'acqua che esce dai rubinetti di casa è piuttosto elevato. Per chi vuole ridurne il contenuto direttamente nella propria abitazione, esistono svariate soluzioni. Tra le più efficaci, c'è l’installazione a livello domestico di un dispositivo ad osmosi inversa che consente di ridurre il contenuto salino dell’acqua di rete, tanto da renderla confrontabile con le più leggere delle acque in bottiglia. Inoltre la presenza di un’apposita valvolina di miscelazione permette di regolare il valore del residuo fisso dell’acqua trattata a seconda delle esigenze personali.
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