Il mercato degli apparecchi per il trattamento delle acque destinate al consumo umano, oltre a tecnologie efficaci e di provata funzionalità, di cui sono riconosciuti i principi di funzionamento e i risultati sono tangibili, offre anche una serie di soluzioni “non convenzionali”, un commercio che si è molto diffuso negli ultimi anni e che ha trovato terreno particolarmente fertile in quei segmenti della popolazione più sensibili ai metodi e ai trattamenti “naturali”, che prediligono scelte di natura emotiva basate più su convinzioni personali che non su dati oggettivi.
Cosa dice la legge sulla potabilizzazione dell’acqua
La normativa nazionale riconosce le seguenti tecnologie per il trattamento delle acque destinate al consumo umano:- Filtrazione meccanica
- Mezzi attivi (resine a scambio ionico, carboni attivi e altri materiali adsorbenti)
- Separazione a membrana (microfiltrazione, ultrafiltrazione, nano filtrazione, osmosi inversa)
- Dosaggio di reagenti (disinfettanti, regolatori di pH, ecc)
- Disinfezione UV
- Gasatura
- Elettrodeionizzazione
Le tecnologie non convenzionali di potabilizzazione dell’acqua
Tecnologie diverse da quelle elencate sono quindi considerabili come non convenzionali; ciò significa che la loro efficacia non è dimostrata, e che non possono essere corredate da un’adeguata documentazione tecnica che ne illustri chiaramente i principi di funzionamento, le modalità di impiego e gli effetti sull’acqua. Le tecnologie non convenzionali possono idealmente essere suddivise in tre categorie:- tecnologie per le quali sono noti i principi di funzionamento e ci sono anche evidenze sperimentali, ma le acque così trattate vengono pesantemente modificate tanto da non risultare idonee al consumo continuativo;
- tecnologie per le quali sono noti i principi di funzionamento ma non ci sono evidenze sperimentali, o perlomeno non c’è corrispondenza con quanto dichiarato dal produttore;
- tecnologie per le quali non sono noti i principi di funzionamento e non ci sono nemmeno evidenze sperimentali.
Acque non idonee al consumo continuativo
Appartengono alla prima categoria i famosi ionizzatori alcalini, attualmente la tecnologia non convenzionale più diffusa sul mercato. Il web riporta molte informazioni su questi apparecchi, tuttavia tali notizie, oltre che essere pesantemente sbilanciate sul piano commerciale, forniscono concetti scorretti sul piano tecnico, che riescono a far presa su un pubblico a digiuno di formazione scientifica ma non possono che indurre sospetti e perplessità tra gli addetti ai lavori. I principi di funzionamento su cui poggiano questi impianti sono ben noti (vari steps di filtrazione e elettrolisi), tuttavia quello che si ottiene è un prodotto molto lontano da quanto raccomandato dalla legislazione vigente: un’acqua assolutamente sbilanciata nel contenuto salino che non trova motivazione alcuna di essere consumata con regolarità quotidiana. Le varie documentazioni che attestano l’efficacia di questa tecnologia sono a cura degli stessi produttori, mentre non esistono studi scientifici ufficiali che ne dimostrino l’idoneità sanitaria, o la superiorità rispetto ad una tradizionale acqua di rete o ad una minerale in bottiglia. L’acqua alcalina così artificialmente prodotta si presenta come una soluzione di idrossidi di sodio, calcio, potassio, magnesio, ecc, nella quale sono assenti tutti gli anioni (bicarbonati, solfati, cloruri, ecc) molto utili alla fisiologia umana, che vengono rimossi e mandati allo scarto attraverso una seconda uscita dedicata presente nell’impianto (acqua acida). Se l’utilizzo fosse limitato esclusivamente all’ambito medico allora la questione verrebbe valutata con altri parametri, ma dal momento che gli ionizzatori alcalini vengono normalmente proposti per l’utilizzo quotidiano, gli stessi entrano in conflitto con le norme che regolamentano il settore delle acque destinate al consumo umano ed il loro trattamento in ambito domestico.Apparecchi basati sul movimento o su campo magnetico
Alla seconda categoria appartengono molti altri apparecchi (es. generatori di vortici, brocche magnetiche), che basano il loro funzionamento sull’azione di un campo magnetico e/o sul movimento (attraverso una struttura interna che crea vortici), per i quali nessuno degli effetti che i produttori dichiarano trova rispondenza nella realtà.Apparecchi senza fondamento scientifico riconosciuto
Alla terza categoria appartengono tecnologie (es. i vitalizzatori d’acqua) che vantano caratteristiche totalmente prive di significato scientifico, basate su principi di funzionamento ignoti in quanto non chiaramente divulgati dai costruttori degli impianti. Nonostante ciò, a detta dei produttori, l’acqua così trattata acquisirebbe proprietà strabilianti ed una notevole capacità di impattare beneficamente sulla salute umana. Fatta passare attraverso questi apparecchi l’acqua verrebbe “informatizzata” e “rivitalizzata”, ma in nessun modo viene spiegato in cosa consistono questi processi e quali siano i reali effetti sulla salute derivanti dall’assunzione continuativa di una tale acqua.Il punto di vista della legge sulle tecnologie di potabilizzazione non convenzionali
Nel rapporto ISTISAN 15/8 “Linee guida per l’informazione sulle apparecchiature per il trattamento dell’acqua destinata al consumo umano”, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2015, si evidenzia il problema delle tecnologie non convenzionali. Nel paragrafo 2.4 del documento si riporta che: “nel mercato in espansione degli apparecchi domestici di trattamento delle acque, vengono posti in commercio sistemi propagandati con informazioni non complete in termini di chiarezza e trasparenza od anche ingannevoli rispetto al trattamento effettuato e agli effetti sulle acque e sulla salute; in alcuni casi, i messaggi pubblicitari per il dispositivo evidenziano caratteristiche come particolari, quando molti altri prodotti analoghi le possiedono, o attribuiscono alle tecniche di trattamento e all’acqua ottenuta con il trattamento, proprietà dichiarate, associate o suggestive di prevenire, curare o guarire malattie, od altre azioni igieniche, salutistiche e terapeutiche, pur mancando la minima evidenza scientifica di tali azioni o proprietà”. Le tecnologie non convenzionali di trattamento acqua sono quindi in palese contrasto con alcuni punti fondamentali stabiliti dal Decreto Ministeriale del 7 febbraio 2012, n. 25 “Disposizioni tecniche concernenti apparecchiature finalizzate al trattamento dell’acqua destinata al consumo umano”, che in particolare richiede:- che i trattamenti non pregiudichino la qualità delle acque potabili, già idonee sotto il profilo sanitario;
- che le apparecchiature di trattamento garantiscano gli effetti dichiarati nel tempo stabilito;
- che l’informazione completa sugli effetti dei trattamenti sia adeguatamente fornita al consumatore.
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